mercoledì 6 luglio 2011

Ibu Robin a L'Aquila

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Articolo da "Il Capoluogo.it", quotidiano on-line, L'Aquila.

Ibu Robin Lim: la nascita dei bambini, la rinascita dei luoghi

Alla Festa democratica l'”ostetrica dai piedi scalzi”

L'Aquila, 7 lug 2011 - Una donna coraggiosa ieri ha voluto portare la sua testimonianza a L'Aquila. “Ibu” (madre) Robin Lim, ospite della Festa democratica della cultura, è un'ostetrica e poetessa di 49 anni, vive a Bali ma, dopo lo tsunami del 2004 a Sumatra, è stata lei a portare i primi soccorsi ad Aceh, alle donne che stavano per partorire, alle madri, ai bambini, ma anche a tutti coloro che ne avessero bisogno.

Ad Aceh lo tsunami aveva ucciso il 70% della popolazione, la prima preoccupazione di Robin Lim in quella situazione sono state le donne e i loro figli proprio perché, spiega, «ciascun bambino è un pezzo di pace», la ricostruzione, dopo una tragedia, inizia dalla possibilità di nascere e di ri-nascere.

L'”ostetrica dai piedi scalzi”, così viene chiamata, saluta il suo pubblico a L'Aquila confessando «è difficile parlare con voi dopo aver visto la città. Si capisce che è ancora in emergenza. Credo sia difficile per voi vivere con la memoria del terremoto e con questa realtà».

La presenza di Robin Lim in Italia e a L'Aquila si deve alla Fondazione Alexander Langer, Mila Donnambiente, Madrisane, Terrafelice, al Centro Antiviolenza dell'Aquila e al Misa A.p.s. Pescomaggiore che aiutano Robin Lim nella sensibilizzazione internazionale sui temi della necessità di una nascita gentile per i bambini e per le madri, in Indonesia e in altri contesti “difficili”.

Questa attività è portata avanti concretamente dall'organizzazione no profit Bumi Sehat, fondata nel 1994 per assistere le donne e la nascita in condizioni difficili. Il Bumi Seaht ha una sua sede a Bali, nel 2004, dopo lo tsunami, ad Aceh nasce una nuova “casa del parto”, ma Robin Lim si è impegnata anche nel terremoto a Yogykarta (2006), a Pangad (2009), a Haiti (2010).

Il suo lavoro è ispirato alla risoluzione dei problemi concreti, come quando racconta del lavoro per convincere le partorienti ad allattare, dopo un disastro naturale, opponendosi alla diffusione dell'uso del latte artificiale, che arriva con gli aiuti “umanitari”, sostenuto dalle multinazionali, soprattutto nelle zone più povere, ma non solo. La anima la determinazione a non disperdere la cultura di un luogo, che si manifesta anche nella prassi dell'allattamento.

Lavora a contatto con i medici e le ostetriche locali, ad Aceh, come ad Haiti, per trovare le soluzioni migliori basate sulla conoscenza del luogo e della comunità, soluzioni che possono tradursi anche nella “ricetta” di un infuso a base di erbe locali per far abbassare la pressione del sangue che – dice - dopo lo stress di una catastrofe naturale mediamente è più alta nella popolazione colpita.

Una competenza, quella di Robin Lim, in equilibrio tra medicina tradizionale e rimedi naturali. E' convinta che il lavoro delle ostetriche sia semplice, possono far nascere un bambino anche senza elettricità, con la sola luce della Luna ma, allo stesso modo, è consapevole che per far sopravvivere un neonato, nato prematuro in condizioni drammatiche, è necessaria un'incubatrice e quindi lancia un appello alle grandi organizzazioni «se volete aiutare le madri, aiutate le ostetriche». In Indonesia infatti ci sono solo ospedali privati, se una donna non può pagare l'assistenza dopo il parto, il bambino viene trattenuto in ospedale. Le cliniche di Robin Lim, Bumi Sehat, non hanno aiuti governativi.

Poi dalla sua esperienza e presenza in altri “scenari catastrofici” osserva che esistono tre stadi nel dopo disastro, il primo è l'emergenza dove si devono assicurare le necessità primarie e i soccorritori lavorano tra loro e con la comunità locale. Poi c'è la fase della sopravvivenza, per avere una prospettiva più a lungo termine dei bisogni dei sopravvissuti. L'ultima fase è quella della ricostruzione, alcune comunità non la raggiungono mai, dice e aggiunge: «L'Aquila non è nella fase della ricostruzione».

di Alessia Moretti

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